Il 1 settembre 2003, in occasione del quarantesimo anniversario dell'indipendenza, il governo del Kenya abolisce la messa al bando dei Mau Mau, iniziata nel 1950 durante il dominio coloniale bitannico. Ciò permette la formazione della Mau Mau War Veterans Association, che inizia a muoversi per ottenere scuse e risarcimenti per gli abusi subiti dai suoi membri.

Il 4 ottobre 2006 la Kenya Human Rights Commission presenta una richiesta formale di scuse e risarcimenti per le torture inflitte ai Mau Mau al Segretario di stato del Regno Unito, che viene respinta il 2 aprile 2007 affermando di sottoporla al tribunale competente.

Il 23 giugno 2009 Jane Muthoni Mara, Ndiku Mutwiwa Mutua, Susan Ngondi, Wambugu Wa Nyingi e Paulo Muoka Nzili denunciano il governo del Regno unito per le torture e gli abusi subiti durante la brutale repressione del movimento indipendentista del Kenya da parte del governo coloniale britannico negli anni cinquanta e nei primi anni sessanta del secolo scorso.

Il 21 luglio 2011 l'Alta corte di Londra stabilisce che i cittadini kenioti hanno diritto a portare avanti la loro azione legale, affermando che la responsabilità per le atrocità commesse è del Regno unito e non del Kenya, come aveva invece sostenuto il Ministero degli esteri britannico.

Il 5 ottobre 2012 l'Alta corte di Londra stabilisce nuovamente che i cittadini kenioti hanno diritto a portare avanti la loro azione legale, affermando che non esiste prescrizione per le torture e le lesioni personali, come aveva invece sostenuto il Ministero degli esteri britannico, e che va tenuto conto che la messa al bando dei Mau Mau aveva impedito ogni azione legale prima del 2003.

Il 10 ottobre 2012 il Ministro della giustizia e degli affari costituzionali del Kenya Eugene Wamalwa ha assicurato alla Mau Mau War Veterans Association l'appoggio del proprio governo nei confronti del governo britannico.

Colonialism Reparation chiede che il Regno Unito presenti subito scuse e risarcimenti ai Mau Mau per le torture e gli abusi inflitti sistematicamente durante la brutale repressione del movimento indipendentista del Kenya da parte del governo coloniale britannico senza continuare, come affermato dall'avvocato delle vittime, “a nascondersi dietro cavilli legali in modo moralmente ripugnante”.