Le Nazioni Unite nascono nel 1945 e accompagnano il movimento di decolonizzazione che si sviluppa nella seconda metà del XX secolo.
Lo Statuto delle Nazioni Unite già prevede, al Capitolo XI (Dichiarazione concernente i territori non autonomi), articolo 73, punto b, l'obbligo per i Membri delle Nazioni Unite, i quali abbiano od assumano la responsabilità dell'amministrazione di territori la cui popolazione non abbia ancora raggiunto una piena autonomia, di sviluppare l'autogoverno delle popolazioni.
Il 14 dicembre 1960 l'Assemblea generale approva la risoluzione 1514 (XV) (Dichiarazione per la garanzia dell'indipendenza dei Paesi e dei popoli coloniali) che proclama solennemente la necessità di porre rapidamente ed incondizionatamente fine al colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
Il 21 dicembre 1965 l'Assemblea generale approva la risoluzione 2106 (XX) (Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale) che ribadisce che le Nazioni Unite hanno condannato il colonialismo e tutte le pratiche segregazionistiche e discriminatorie che lo accompagnano, sotto qualunque forma e in qualunque luogo esistano.
Il 22 novembre 1988 l'Assemblea generale approva la risoluzione 43/47 (Decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo) che dichiara il periodo 1990-2000 decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo.
Il 12 dicembre 1997 l'Assemblea generale approva la risoluzione 52/111 (Terzo decennio di lotta al razzismo e alla discriminazione razziale e convocazione di una conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le intolleranze collegate) che convoca, dopo tre decenni impegnati a contrastare il razzismo e la discriminazione razziale, la prima conferenza mondiale sul tema.
L'8 dicembre 2000 l'Assemblea generale approva la risoluzione 55/146 (Secondo decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo) che dichiara il periodo 2001-2010 secondo decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo.
Dal 31 agosto all'8 settembre 2001 a Durban in Sud Africa si svolge la Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e le intolleranze collegate, durante la quale molti dei leader presenti al dibattito esortano il riconoscimento del passato e il suo risarcimento. Nello specifico, i rappresentanti di Zambia, Tanzania, Lesotho, Venezuela, Angola, Giamaica, Messico, Namibia e Burkina Faso chiedono ufficialmente, oltre alle scuse, la messa a punto di forme di risarcimento da parte delle nazioni colonizzatrici. Al termine della conferenza viene adottata la Dichiarazione e Programma d'azione di Durban che al punto 13 riconosce che lo schiavismo e la tratta degli schiavi, inclusa la tratta degli schiavi transatlantica, sono state terrificanti tragedie nella storia dell'umanità non solo a causa della loro ripugnante barbarità ma anche in ragione della loro ampiezza, della loro natura organizzata e specialmente della loro negazione dell'essenza delle vittime e riconosce anche che lo schiavismo e la tratta degli schiavi sono un crimine contro l'umanità e sarebbero dovuti esserlo sempre, specialmente la tratta degli schiavi transatlantica, [...] Al punto 14 riconosce che il colonialismo ha portato al razzismo, alla discriminazione razziale, alla xenofobia e alle intolleranze collegate e che gli Africani e i popoli discendenti dagli Africani e i popoli discendenti degli Asiatici e i popoli indigeni sono stati vittime del colonialismo e continuano a essere vittime delle sue conseguenze. Riconosce la sofferenza causata dal colonialismo e afferma che, ogni qualvolta si presenti, deve essere condannato e il suo ritorno prevenuto [...] Al punto 99 riconosce ed esprime rincrescimento per le enormi sofferenze umane e per la tragica condizione di milioni di uomini, donne e bambini causate da schiavismo, tratta degli schiavi, tratta degli schiavi transatlantica, apartheid, colonialismo e genocidio, e fa appello agli Stati coinvolti affinché onorino la memoria delle vittime delle tragedie passate e afferma che, ogni qualvolta si presentino, devono essere condannati e il loro ritorno prevenuto [...] Al punto 100 riconosce ed esprime rincrescimento per le sofferenze inenarrabili e i mali inflitti a milioni di uomini, donne e bambini come risultato di schiavismo, tratta degli schiavi, tratta degli schiavi transatlantica, apartheid, genocidi e tragedie passate. Prende atto che alcuni Stati coinvolti hanno preso l'iniziativa di scusarsi e hanno pagato risarcimenti, dove adeguato, per gravi e massive violazioni commesse.
Il 12 agosto 2002 la Sottocommissione per la promozione e la protezione dei diritti umani (ora Comitato consultivo del Consiglio per i diritti umani) adotta la risoluzione 2002/5 (Riconoscimento della responsabilità e risarcimento per le violazioni massicce e flagranti dei diritti umani che costituiscono crimini contro l'umanità successe durante il periodo dello schiavismo, del colonialismo e delle guerre di conquista). La risoluzione al punto 3 richiede a tutti i paesi coinvolti di riconoscere la loro responsabilità storica e le conseguenze che ne sono derivate per prendere iniziative che accompagnino, specialmente attraverso dibattiti basati su informazioni accurate, la crescita della consapevolezza pubblica delle disastrose conseguenze dello schiavismo, del colonialismo e delle guerre di conquista e della necessità di un giusto risarcimento. Al punto 4 raccomanda che il riconoscimento pubblico della tratta degli schiavi e dello schiavismo come crimini contro l'umanità includano la definizione di una data comune per commemorare ogni anno, a livello delle Nazioni Unite e di tutti gli Stati, l'abolizione della tratta degli schiavi e dello schiavismo. AL punto 5 enfatizza l'importanza che i programmi scolastici, gli studi e le ricerche universitarie, così come i mezzi d'informazione diano l'adeguata importanza al riconoscimento delle flagranti e massive violazioni dei diritti umani che sono accadute durante lo schiavismo, il colonialismo e le guerre di conquista e sviluppino programmi di studio dei diritti umani. Al punto 6 raccomanda che iniziative internazionali, nazionali o locali, specialmente quelle nei campi della storia e della cultura quali musei, mostre, attività culturali e programmi di gemellaggio, contribuiscano alla crescita della consapevolezza pubblica. Al punto 7 considera che i crimini contro l'umanità e le altre flagranti e massive violazioni dei diritti umani, a cui la prescrizione non si applica, debbano essere perseguite dai tribunali competenti. Al punto 8 richiede che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani inizi, con modalità condivise, un processo di riflessione sulle procedure più appropriate per garantire l'implementazione della presente risoluzione, con particolare riguardo al riconoscimento e al risarcimento.
Il 10 dicembre 2010 l'Assemblea generale approva la risoluzione 65/119 (Terzo decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo) che dichiara il periodo 2011-2020 terzo decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo.
Il 10 dicembre 2020 l'Assemblea generale approva la risoluzione 75/123 (Quarto decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo) che dichiara il periodo 2021-2030 quarto decennio internazionale per l'estirpazione del colonialismo.
Vedere anche l'articolo Prospettive: Nazioni Unite - Colonialismo
Per approfondimenti:
Lista delle Nazioni Unite dei territori non autonomi
Rincrescimento ma non soldi per la piaga della schiavitù
Da Durban una speranza per l'Africa
Rompere il silenzio intorno alla tratta degli schiavi
A Ginevra un farsesco depistaggio
Delegazione nera partecipa alla conferenza di Ginevra per ottenere un risarcimento