Colonialism Reparation chiede che Israele riconosca gli errori commessi, si riconcili con la propria storia, restituisca le colonie occupate alla Palestina e risarcisca decenni di violenza.
Il 29 novembre 2012 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approva la risoluzione 67/19 che riafferma il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e all'indipendenza, accorda alla Palestina lo status di Stato osservatore non membro ed esprime la speranza che il Consiglio di sicurezza accolga favorevolmente la domanda di ammissione come membro pieno. I voti a favore sono 138, gli astenuti 41 e i contrari 9 (Israele, Stati Uniti, Canada, Repubblica ceca, Panama, Micronesia, Isole Marshall, Palau e Nauru).
La vittoria simbolica della Palestina diventa evidente, nonostante fosse stata anticipata il 31 ottobre 2011 dall'ammissione come membro dell'UNESCO, così come sempre più evidente risulta l'isolamento internazionale di Israele che non potrà che continuare ad aumentare perseguendo una politica che ripete le pratiche dell'Olocausto a danno di altri.
La situazione attuale è chiaramente il frutto della mentalità coloniale, che si è manifestata via via con la dichiarazione Balfour del 1917, durante il Mandato britannico della Palestina dal 1920 al 1948, con il Piano di partizione della Palestina del 1947 e con l'appoggio degli Stati Uniti a partire dalla crisi di Suez del 1956.
Colonialism Reparation chiede quindi che Israele riconosca finalmente gli errori commessi verso il popolo palestinese, si riconcili con la propria storia di vittima e carnefice allo stesso tempo, restituisca le colonie occupate alla Palestina e risarcisca decenni di violenza e repressione come premesse per la creazione di uno stato unitario.